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Pittore Fiorentino 1927
Manfredi, “Käthe Kollwitz”, 120 x 130 cm, tempera acrilica su tela

8 Marzo 2015

Care amiche, torno a ricordare questa giornata speciale con il ritratto di una grande donna: Käthe Kollwitz.
Forse un nome che a molte di voi suonerà sconosciuto, perché così procede la storia degli uomini che avanza disperdendo, dimenticando le intelligenze più belle, le presenze più luminose.
Käthe Kollwitz era una pittrice tedesca il cui lavoro io vidi per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1948.
Mi colpì soprattutto la sua grafica, e per me giovane che cominciavo il mio cammino di pittore e d'impegno politico, fu un incontro importante.
Qualche anno dopo riuscii ad organizzare una sua mostra di disegni che arrivarono a Firenze per un'iniziativa promossa dalla Federazione Comunista.
Non credo che da quei giorni lontani nessuno abbia mai più ricordato la sua figura di donna, né il suo lavoro nella nostra città.
Quest'anno ho deciso di offrirvi i miei auguri per la vostra giornata di festa, accompagnandoli  con il suo ritratto. Spero che vi piaccia e vi spinga a conoscerla meglio, come esempio di donna ed artista.
Io l'ho dipinta da giovane e, nel farlo, mi sono reso conto di come mia madre le somigliasse. Ciò me l'ha resa ancora più cara.
Spero che l'ottantottite che mi affligge mi regali ancora tempo per offrirvi altri volti di donna per i prossimi anniversari.
Buon 8 marzo e che la festa sia orgogliosamente grande.


Manfredi, “Käthe Kolwitz”, 2015, 120 x 130 cm, tempera acrilica su tela
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Biografia


Nasce, questa straordinaria donna, nel 1867 in una famiglia di libero pensiero progressista. La sua prima formazione artistica maturò disegnando i proletari che passavano, prima dalla casa di suo padre, insolito predicatore di una chiesa libera, e poi dallo studio medico di suo marito, il dottor Kollwitz.
Il suo interesse per queste masse di diseredati non fu mai connotato da pietismo, ma sempre pieno di solidarietà verso la costruzione di un mondo diverso. 
Nel 1898, una sua grande opera intitolata Rivolta dei tessitori fu proposta per la medaglia d'oro. Ci fu un gran rifiuto da parte dell'imperatore: nello Stato degli Hohenzollern non c'era posto per questo tipo di arte.
Nel 1933 alla Kollwitz fu vietata qualunque attività artistica. Messa, fin dall'inizio del potere nazista, al bando insieme ad altri artisti degenerati. 
Per  tutta la sua vita rimase fedele ai suoi ideali e, malgrado la malattia, le persecuzioni, e l'età,  continuò a lavorare  ed a battersi contro il nazismo e la guerra.
Ella scriveva: ... non pretendo che la mia arte sia "pura".
Non ho difficoltà ad ammettere che il mio impegno artistico si pone degli obiettivi.
Io voglio agire nella mia epoca.
La Kollwitz fu una spietata testimone del suo tempo. Nel 1924  disegnò il famoso manifesto Mai più guerra! che esprime la sua protesta contro l'ottusa belligeranza della Germania del suo tempo.
Spesso il tema della madre sarà presente nei suoi lavori: disegnerà un'operaia che sfida il nemico, mentre protegge con le braccia i propri figli. Intitolerà questo lavoro: Non macinate i frutti della semina!
In un giorno di primavera, il 22 aprile 1945, muore nel piccolo centro di Moritzburg, dove aveva trovato rifugio nell'ultima parte della sua vita.
Manfredi ricorda con un ritratto la pittrice degli operai. Ce la consegna, con il busto orgogliosamente eretto sullo sfondo di una città illividita dalla barbarie.

Kollwitz Käthe, Voglio segnare questo tempo, 1993 ed. La Luna.

Testo di abg

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